Streghe |
Nei primi secoli cristiani, in merito alle pratiche magiche, la Chiesa è relativamente tollerante. Nel Medio Evo si considera chi pratica la magia in diretta comunicazione con Satana e perciò passibile di processo e condanna.
Prima del 1200, il giudizio si basa su prove fornite dai testi a carico o sulla confessione della colpa da parte del reo. In casi dubbi si ricorre all’ “ordalia”, cioè al giudizio che Dio esprime con un segno di colpevolezza o con un segno che dimostri l’innocenza dell’accusato. Nel XIII sec. la Chiesa instaura il tribunale dell’Inquisizione per perseguire ogni forma di eresia e di stregoneria ad essa connessa. Da quel momento i processi si basano solo sul sistema inquisitorio secondo il quale i membri di una comunità o un magistrato possono citare in giudizio una persona sulla base di informazioni o di voci. I giudici assumono il compito di investigare i fatti, procedendo agli interrogatori e documentandoli per iscritto.
Mentre con l’ordalia si richiedeva l’intervento divino, con il metodo inquisitorio è necessaria l’acquisizione di prove concrete decisive. Tali prove sono la chiamata in giudizio di almeno due testimoni o la confessione dell’imputato. In assenza di decisivi testimoni a carico, i giudici ricorrono alla tortura per estorcere una confessione. Quasi tutte le persone sospettate di praticare la magia, sono donne. Il fenomeno della caccia alle streghe dilaga in Europa tra il XV e il XVII secolo. La situazione religiosa e l’insicurezza collettiva, suscitata da carestie, pestilenze e rivolte, scatenano una vera e propria lotta contro la stregoneria, che diviene il “capro espiatorio” a cui s’attribuisce l’origine di ogni male. Nel 1484 Papa Innocenzo VIII promulga la bolla “Summis Desiderantes Affectibus” incaricando due inquisitori domenicani, di condannare e punire i “peccatori”.
A tal fine i due domenicani scrivono il “Malleus Maleficarum” (Il martello delle streghe), un vero e proprio manuale dell’inquisitore in cui si spiegano i malefici operati dalle streghe, i mezzi per riconoscerli, i sistemi per interrogare e tutte le varie e crudeli torture per estorcere le confessioni. In questo libro si teorizza la stregoneria come frutto dell’inferiorità intellettuale e morale della donna: «La stregoneria deriva dalla lussuria della carne che nelle donne è insaziabile». Si sostiene tra l’altro che le donne siano molto più crudeli, più impressionabili degli uomini e quindi più attaccabili dal demonio. Il cristianesimo vede la donna come un “animale imperfetto”, perché la prima donna è stata creata con una costola curva e ritorta.
Inoltre la considera un essere inferiore all’uomo, per aver ceduto alle tentazioni del serpente dimostrando poca fede nelle parole di Dio. Secondo il “Malleus Maleficarum” l’etimologia del nome lo dimostrerebbe: «foemina deriva da fe e minus, perché essa è capace di conservare minor fede». Le presunte streghe in realtà non sono altro che donne comuni che, possedendo qualche nozione di erboristeria, hanno assunto il ruolo di guaritrici nella comunità. Dagli atti dei processi, particolarmente esposte all’accusa risultano le vedove, le donne sole, le vecchie, le levatrici e le bambinaie, ritenute sessualmente avide e quindi facili prede del Maligno.
Le azioni persecutorie nei confronti delle streghe terminano verso il 1700, bandite dall’Illuminismo che riporta ai “lumi della ragione”.
Una delle ultime cacce alle streghe si compie nel 1692 a Salem negli Stati Uniti, quando in Europa questa vergognosa forma di persecuzione è ormai in declino.
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