Critiche | |||||
Le suggestive modulazioni cromatiche di Marisa Fogliarini | di Luciano Carini |
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Nata a Sanremo (IM), Marisa Fogliarini ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera sotto l’abile guida di Mauro Reggiani, trasferendosi poi a Roma e dedicandosi all’insegnamento di disegno e storia dell’Arte negli istituti secondari superiori. Contemporaneamente, ha continuato la sua attività di artista all’interno di un linguaggio autonomo e personale, cercando e sviluppando collaborazioni importanti e prestigiose. Così dal 1971 al 1989 ha creato tutti i fondali scenici per il Teatro dei Pupi dei Fratelli Pasqualino e, come coautrice del regista Piero Farina, iniziato pure un’intensa collaborazione con la RAI (terza rete) per la realizzazione di svariate scenografie, grafiche e disegni senza mai trascurare le mostre, fino ad essere chiamata alla Triennale di Roma 2014. Interessante e articolato il suo percorso artistico che, nel corso di oltre quarant’anni di attività, ha conosciuto vari momenti espressivi e che ha spaziato dalla grafica alla pittura alla fotografia digitale. Artista a tutto tondo, dunque, carica di vitalità ed energia, sempre tesa all’ascolto delle proprie emozioni e sensazioni, ma pronta anche a recepire gli stimoli e le motivazioni dei nuovi linguaggi e delle moderne tecnologie. Dopo un primo periodo di area post-impressionista, la nostra artista si è concentrata sulla figura umana e su quella femminile in particolare. Una visione non banale la sua, ma forte e potente, tutta giocata sulla forma e i volumi, sull’interpretazione del corpo e dell’anatomia, un “sentire” molto vicino all’Espressionismo per quella naturale propensione a dilatare le forme, a deformare le immagini e ad evidenziare contorsioni e movimenti. Espressione intensa e a volte drammatica, dominata sempre da un alone di mistero e dove le magiche atmosfere surreali proposte dal suo segno morbido e fluente, aprono a mondi sconfinati e misteriosi facendosi metafora dell’ignoto e dell’inconscio. Dopo queste fasi, che potremmo senza dubbio definire “figurative” nonostante libere licenze e interpretazioni, Marisa Fogliarini ha sentito il fascino delle più innovative Avanguardie Storiche ma, anziché rivolgersi come la maggior parte degli artisti di provenienza espressionista verso la pittura informale, ha virato con determinazione verso l’Espressionismo lirico ossia verso quel Movimento o gruppo d’artisti che dell’Espressionismo propriamente detto hanno saputo cogliere e sviluppare l’aspetto più delicato e poetico, la dolcezza compositiva e il puro cromatismo rifiutando la rappresentazione tragica delle sensazioni. Ė nata così la sua attuale espressione, dalla ricerca continua dentro se stessa e le sue emozioni, dallo scavo insistito all’interno delle avanguardie storiche per individuare e scoprire tecniche, linguaggi, motivazioni. Gradualmente la nostra artista è così giunta all’attuale espressione e cioè ad un Astrattismo personalissimo e originale dove luce e colore diventano gli indiscussi protagonisti. Nei suoi dipinti scenografici e potenti, scansioni spaziali, modulazioni cromatiche e delicate gradazioni tonali (trasparenze) tracciano infiniti orizzonti, sconfinati spazi e magiche lontananze e la natura, o meglio la realtà nella quale ci troviamo a vivere la nostra quotidianità è senza dubbio la fonte principale della sua ispirazione. Così paesaggi, situazioni, squarci improvvisi di luce, vedute e quant’altro costituiscono per lei il punto di partenza e il pretesto per fare pittura, per raccontare, per riversare sulla tela con sicurezza e determinazione, le proprie emozioni e i propri sentimenti. Pittura che in certi casi diventa fortemente evocativa perché attinge dalla memoria e dal ricordo, dal riaffiorare improvviso di suggestioni e stati d’animo, dalla rilettura di cose, fatti e avvenimenti che nel tempo si sono via via sedimentati e interiorizzati. Ecco perché le sue opere anche quando si fanno più libere e sintetiche in quanto fatte solo di segno e colore, rimandano sempre a visioni reali e concrete, al mare e alle sue trasparenze, a paesaggi che sanno di campi e di terra, a cieli tersi e puliti attraversati da splendidi voli, a spazi cosmici vellutati e misteriosi. Ultimamente Marisa Fogliarini, nei suoi dipinti dai fondi astratti e cromaticamente vividi e puliti, ha inserito figure, sagome umane avvolte dalla penombra, uomini e donne dagli sguardi assenti e lontani. Sono una lucida rappresentazione dei nostri giorni, delle solitudini a volte estreme che colpiscono le nuove generazioni. Sono ancora una chiara denuncia della grande contraddizione dell’uomo contemporaneo: nell’era della comunicazione facile tecnologica e computerizzata, non si riesce più a comunicare emozioni e sentimenti e si vive in a un affollato e caotico isolamento che ci allontana sempre più dalle cose semplici e vere, dalla nostra stessa identità. Luciano Carini
La funzione dinamica della presenza figurale rivela la potenza espressiva della luce |
di Monia Malinpensa
L’artista Marisa Fogliarini, operando con una stesura del tutto personale e con una conoscenza profonda della tecnica pittorica, realizza un racconto espressivo dall’immediata capacità di rappresentazione, basato sia sull’aspetto cromatico che su quello compositivo. L’indagine della presenza umana, componente essenziale e dominante nel suo attuale percorso, evidenzia un’attenta elaborazione e uno stile ricco di temperamento e di richiami emotivi. Lo sviluppo dell’impianto materico maturato dall’esperienza, il gioco architettonico delle linee, delle simmetrie e la modulazione del colore si uniscono nell’opera in modo rigoroso e coerente. I trascorsi studi prospettici dell’artista rivelano una severa ricerca artistica e influiscono in modo significativo sulla resa cromatica che si esprime sulla tela con effetti luminosi, trasparenze tonali. Ogni suo dipinto è un vero e proprio dialogo formale estremamente libero e di forte contemporaneità. L’artista evidenzia, con equilibrio armonico, i valori della pittura e lo fa in modo del tutto unico. I riflessi costanti dei toni e delle luci, i movimenti di vuoti e di pieni, rendono viva l’evoluzione della figura che si libera di ogni spessore realistico divenendo pura sagoma. Le composizioni, nate dall’uso dell’acrilico steso sulla tela con campiture piatte, vivono in uno spazio immaginario dove la vita dei personaggi ritratti s’arresta sulla soglia dell’essere rifiutando del tutto la dimensione del divenire, essenziale aspetto questo per comprendere nel profondo l’intensa spiritualità della pittrice. L’iter della Fogliarini, che si basa s’una realtà pittorica dove è fondamentale il filtro della visione umana del reale, vibra per la presenza di forti contenuti riuscendo a dare ad ogni soggetto espressività di particolare rilievo. Le sue figure inserite in un severo impianto estetico, bloccate in una astratta immobilità, comunicano ininterrottamente con chi guarda con un dialogo intimo, vigoroso, intriso di sentimento e di lirismo. Lo schema costruttivo e la narrazione prospettica che sono appunto determinanti nell’opera dell’artista seguono una precisa linea interpretativa dove segno e colore si uniscono a velature e trasparenze. La pittura della Fogliarini sprigiona fascino per l’identità del forte impatto visivo, per l’originalità, per i contenuti emotivi e vive di forza propria per la presenza di una ricerca stilistica meditata, raffinata, per la sensibilità umana che trova sempre sostegno in una prorompente creatività. L’artista, con un’evidente sicurezza della tecnica e con una costante analisi della materia, presenta una sovrapposizione di forme geometriche che rivelano potenza espressiva e conducono l’occhio dell’osservatore all’analisi della figura umana. La presenza delle sagome, delle ombre, delle velature, delle trasparenze, di una diffusa sensibilità per le gioie, le speranze, i dolori vissuti nel profondo da ogni essere umano, aprono spazi interiori senza termini, senza confini, dove la realtà dell’essere è come in attesa di sovrapporsi a quella del divenire. Istanti magici che si presentano alla sensibilità, alla coscienza di chi guarda non permettono di essere negati da un confronto non avvenuto, da un modo superficiale di avvicinarsi alla pittura dell’artista, dato che la Fogliarini non accetta vie di mezzo: se si scoprono dentro di noi consonanze affini alla sua interiorità il mondo pittorico dell’artista entra a far parte del nostro mondo spirituale, come un grande diapason che avvicinandosi alle nostre frequenze interiori dilati i nostri sentimenti, la visione della nostra anima, la nostra capacità di concepire una dimensione escatologica della vita dove cessa il timore di vivere o di morire, dato che morte e vita si uniscono e si sovrappongono divenendo una cosa sola. Un cammino dunque appassionante quello compiuto dalla Fogliarini dove alla piena originalità stilistica dell’artista spesso corrisponde, da parte di chi guarda, una forte partecipazione emotiva unita ad un’altrettanto stimolante sensazione di chiarezza morale e di creativa libertà. Monia Malinpensa ( Art Director- Galleria d’Arte Malinpensa by La Telaccia )
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